Udine, 4 feb - "È il giusto riconoscimento a una realtà densa
di specificità qual è il Friuli Venezia Giulia, nella quale le
ricchezze naturali e forestali hanno potuto mantenere il loro
aspetto e le biodiversità, oggi un elemento fondante della
cultura del territorio assieme a prodotti tipici e peculiarità
dell'agroalimentare, tra esse la vitivinicoltura, che hanno
rappresentato e rappresentano l'identità, le tradizioni,
l'attrattiva dell'area".
L'assessore regionale alle Risorse agroalimentari e forestali,
Stefano Zannier, commenta con queste parole la realizzazione
della pubblicazione curata del Centro didattico naturalistico di
Basovizza, con la collaborazione dei Musei provinciali di
Gorizia, e pubblicata dal Centro stampa della Regione, che il
Corpo forestale regionale ha realizzato in occasione della
designazione di Gorizia e Nova Gorica quale Capitale europea
della Cultura 2025.
Pubblicazione, che accompagnerà gli ospiti della regione, ma
anche gli internauti che sceglieranno di approfondire la loro
conoscenza dell'area e visitare il territorio del Friuli Venezia
Giulia assieme a Gorizia e a Nova Gorica, e può essere visionata
e scaricata dalle pagine web del Centro didattico naturalistico
di Basovizza sul sito della Regione oppure ritirata in copia
cartacea presso gli Urp di Gorizia, Trieste e Udine, la sede di
Gorizia dell'Ispettorato forestale, le Stazioni forestali di
Gorizia, Monfalcone, Duino Aurisina, Trieste e il Centro
didattico naturalistico di Basovizza.
Presenta una ventina di immagini boschive risalenti ai primi
decenni del '900, scattate per lo più dai funzionari forestali
dell'epoca con l'intento di documentare sia il loro operato sul
territorio, sia le maestranze impiegate nelle varie attività
dell'allora filiera produttiva boschiva.
Le fotografie spaziano dalle piantagioni realizzate sulle dune
sabbiose di Grado a partire dal 1898 e impresse su lastre dal
commissario forestale goriziano Corrado Rubbia, a quelle dei
rimboschimenti artificiali di pino nero sul Carso, iniziati nel
1883 e fotografati nel 1900 dall'atelier goriziano del fotografo
Anton Jerkic per essere poi esposte perfino all'Esposizione
mondiale di Parigi.
Dall'archivio romano del forestale Dino Crivellari sono state
invece recuperate alcune spettacolari immagini degli anni '20 del
secolo scorso, relative ai boschi demaniali di Tarnova (Trnovo),
attraverso le quali ritornano idealmente al loro posto di lavoro
alcuni dei protagonisti di quei palcoscenici naturali e silvani:
boscaioli, vivaiste, forestali, carbonai, carrettieri,
trasportatori, piantatrici, abili artigiani del legno, cestai e
segantini.
"Gli osservatori più attenti - specifica Zannier - ma anche i
curiosi del territorio, potranno riconoscere nelle varie immagini
proposte e recuperate anche in altri archivi privati, come quelli
di Amerigo Hofmann, Francesco Caldart e Carlo Semolic, l'aumento
razionale delle produzioni legnose, dei tagli boschivi, il
potenziamento della sorveglianza contro furti e contrabbando e
l'oramai prossimo arrivo, anche nelle foreste giuliane, della
meccanizzazione".
"Nel giro di pochi anni - aggiunge l'assessore - da quegli scatti
quella lunghissima secolare tradizione di tecniche manuali
ereditate nel tempo sarebbe stata rapidamente sostituita dalle
nuove tecnologie, che portarono alla trasformazione di gran parte
delle lavorazioni forestali condannando all'oblio gli attrezzi,
il significato dei loro nomi e anche il sapere trasmesso dal loro
utilizzo".
Le immagini che concludono la pubblicazione, scattate dallo
studio artistico fotografico Giovanni Battista Mazucco,
illustrano la segheria demaniale di Gorizia, inaugurata nel 1939,
che lavorava esclusivamente i legni provenienti dalle foreste
demaniali goriziane; con i nuovi confini la segheria perse la sua
importanza e fu definitivamente chiusa negli anni '80 del secolo
scorso.
"Le mutevoli frontiere e lo scorrere del tempo - prosegue
l'assessore - con il susseguirsi delle generazioni hanno dunque
cambiato i rapporti, i legami e anche i ricordi di quella filiera
forestale goriziana, oramai quasi dimenticata".
Nel ricordarla, Zannier, conclude evidenziando che "grazie al
certosino lavoro del Corpo forestale regionale oggi è possibile
visitare questi boschi fotografati circa un secolo fa: sono
ancora preziose, versatili e insostituibili risorse rinnovabili:
essi rappresentano il risultato delle tecniche culturali del
passato e costituiscono il patrimonio globale e culturale del
nostro futuro".
ARC/CM/pph
allegato (foto)
Alcune immagini del volume 'La fotografia entra nel bosco'.