Nella regione, le aziende agricole attive nella produzione di latte sono circa 1.800 e nella zona montana rappresentano l'orientamento produttivo prevalente. La consistenza delle vacche da latte in allevamento è di circa 43.000 capi e la quota latte regionale pari a circa 254.000 tonnellate. Il settore contribuisce a più del 10% della produzione agricola regionale.

La struttura aziendale si caratterizza per una dimensione medio-piccola: circa 800 aziende, pari a quasi il  50% del numero totale, hanno una SAU compresa tra 20 e 30 ettari, con un numero di capi bovini per azienda compreso tra 25 e 65; non si può considerare conclusa la riorganizzazione del settore, che ha visto il  forte calo del numero di aziende e il sostanziale mantenimento del quantitativo totale di latte prodotto.

Negli ultimi anni si è assistito ad una progressiva riduzione del valore aggiunto per gli allevatori, con un prezzo del latte fresco al produttore in calo e costi di produzione in aumento. Questo ha determinato condizioni di forti difficoltà per la maggior parte delle imprese, anche per le ridotte dimensioni medie aziendali. Risultano in calo anche i prezzi del prodotto trasformato, dovuto a una contrazione della domanda e ad una forte concorrenza sui mercati.

Questa situazione negativa avviene malgrado l'elevata qualità della maggior parte delle produzioni di latte, la presenza di significative realtà consorziali ed agroindustriali e di una parte del prodotto garantito dalla DOP Montasio, la cui zona di produzione interessa l'intero territorio regionale. La zootecnia da latte regionale presenta altri punti di forza sul lato dell'integrazione territoriale, con l'esistenza di comprensori a forte caratterizzazione lattiero-casearia, il ruolo centrale riconosciuto nella salvaguardia dell'ambiente e del paesaggio nelle zone montane, la presenza di una razza bovina autoctona (PRI) e delle organizzazioni per la sua selezione e valorizzazione genetica.

I fattori critici più evidenti sono legati alla ridotta dimensione media aziendale, sia degli allevamenti, sia di molti caseifici, all'inadeguatezza degli impianti e delle strutture sia a livello di allevamento (inclusa la quasi totale assenza di un'efficiente gestione dei reflui zootecnici), sia di trasformazione del latte, all'elevata età media degli imprenditori. Questi elementi sono aggravati dalla limitata propensione al coordinamento, alla valorizzazione qualitativa e alla promozione commerciale dei caseifici di piccola dimensione, cooperativi e con altra forma giuridica. Queste caratteristiche non sono certo idonee per affrontare le minacce costituite da una tendenza flettente dei prezzi del latte, dalla forte competizione sia nel settore del latte fresco, sia nei prodotti trasformati, dal forte potere contrattuale della GDO.

Esistono però anche alcune opportunità per lo sviluppo, legate alla crescente sensibilità del consumatore alla qualità dei prodotti e alla possibile integrazione promozionale con le produzioni agroalimentari regionali di qualità e con il comparto turistico.

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